From Eleanora

Ciao, 

Non mi conosci, ma spero che tu abbia voglia di leggere queste righe.

Abbiamo qualcosa in comune dentro la nostra testa. Qualcosa che in questo momento ti fa soffrire. Ti sto scrivendo per farti sentire la mia presenza. Potrebbe esserti utile sapere che non sei solo. 

Siamo separati - proprio in questo momento - non dallo spazio, ma dal tempo. Siamo in due dimensioni differenti: tu stai attraversando la tempesta, mentre io ne sono uscita. Sono sicura che ti troverai dove sono io ora, presto o tardi. E sono certa che sarai più forte di prima. 

In realtà non so che tipo di malessere tu abbia, quanto sia nero il muro, se sia un muro, un tunnel, un cane. Per questo mi permetto di essere vaga, poco precisa. Dovremmo darle un nome univoco, ma è difficile. 

Ognuno ha la sua situazione, le sue sensazioni personali e lo sai bene anche tu che esistono tante depressioni diverse, sia dal punto di vista medico sia umano. Ciò che ti è toccato in sorte è solo tuo, come ciò che ho vissuto io è solo mio. 

Io, per esempio, ho deciso di non chiamarla depressione. Non so nemmeno se il mio malessere abbia avuto proprio le sue caratteristiche. Ancora oggi la chiamo parte crepuscolare. A volte, ancora oggi, si sfronda in semplici pippe mentali, che so più o meno gestire. Dare un nome personale e sincero, oppure anche divertente, può aiutare. 

Nonostante le differenze, sappiamo bene entrambi che esistono elementi comuni che ci fanno sentire uniti.I sintomi possono essere vari, forse.Ma noi, noi tutti, siamo accomunati dal dolore. 

Magari tu non mangi, mentre io mi abbuffavo. Tu piangi? Io camminavo le ore piangendo. Tu magari ti tieni tutto dentro, mentre io mi sfogavo fino a farmi odiare dalle persone, fino a perdere gli amici che non ne potevano più delle mie esternazioni cicliche. E nessuno forse sapeva che in quel momento io non ero lucida per nulla. Nemmeno io. Non so se anche tu hai il terrore e l'ansia a farti compagnia quando ti svegli, e se la sera ami il tuo letto come se fosse il solo posto giusto per te. Non parlo dei pensieri peggiori. Tu sai a cosa mi riferisco. Non nasconderli, perché fanno parte del crepuscolo! Non vergognarti di nulla. 

Sappi che qualsiasi sia la tua forma, non sei solo. E non sei pazzo/a. Qualsiasi manifestazione il crepuscolo abbia trovato per te, ciò che ci può rendere complici è una sola parola: il dolore. Non la tristezza, non l'infelicità. Il dolore e la ferita dal quale esso sgorga sono ciò che ci rende simili, vicini, che ci unisce e che ci permette di guardarci negli occhi e - forse - sentirci utili l'uno per l'altro. 

Quello che vorrei che tu notassi è che ne parlo al passato. Significa che esiste davvero la possibilità che tutto ciò finisca. Ci si può lasciare alle spalle questo dolore. Un giorno, con fatica, con impegno e con un lavoro adeguato, anche tu potrai scrivere una lettera parlandone al passato.

Ma voglio andare con ordine. Perché tu ti meriti ordine, chiarezza, comprensione. Ti meriti che le parole siano leggere e soffici, dirette alla tua ferita, sperando che possano lenirla o anche solo zittirla per un istante. 

Un giorno potrai esserne fuori. Potrai tornare a ridere davvero. Non esistono ricette magiche, né cure miracolose e la lettera non vuole essere questo: dirti cosa fare è un sistema subdolo, che pretende di conoscere la forma del tuo dolore. Non ha senso, ma ci tengo a dirti cosa ho fatto io, almeno per sommi capi. 

Ho chiesto aiuto. Quando ho toccato il fondo, sono andata in un consultorio, ma va bene anche il tuo medico di base. Ho pianto dalla prima parola fino a dieci minuti dopo essere uscita di lì. Già quello mi ha fatto bene. Io non ho preso farmaci, ma magari a te potrebbero tornare utili. 

Ho avuto intorno amici comprensivi. E con il senno di poi, i più duri sono stati quelli più utili. 

Ho iniziato ad ascoltarmi. Ascoltati, conosci te stesso, accetta, abbi pazienza. Ci vuole del tempo. Mentre aspetti, mentre combatti nella tempesta, trova il tuo conforto.

Meditazione? Musica? Scrittura? Volontariato? Camminare?

Qualsiasi esso sia, può essere una sorpresa ciò che ti porterà in dono. Anche se so, me lo ricordo bene, che il mio interesse per il mondo era sotto le scarpe. Ho seguito un corso di fotografia come un robot, senza provare nulla. Lo so che è così, non si sente niente, vero? Non preoccuparti, l'intorpidimento finirà, un giorno. 

Ho cambiato qualcosa. Per caso, per fortuna, per volontà. Ho accettato i cambiamenti nella mia vita. Anzi. Li ho cercati con forza. Non so se siano stati una causa del miglioramento o una conseguenza. Fatto sta che ho iniziato a risalire dal fondo. Accadrà anche a te. 

Ho imparato ad accettare l'esistenza di questo mio lato crepuscolare, tanto da tatuarmi una frase per ricordarmi che anche se dovesse tornare, io non sarò mai più la stessa e non lo sarà nemmeno l'ambiente che mi circonda. "Il tempo non muore mai, il cerchio non è rotondo". Ne uscirai. 

So che a volte il mio cervello "grippa", ma ho raccolto strumenti in una cassetta degli attrezzi e li tiro fuori all'occorrenza: raccogli i tuoi e conservarli con cura.

Sappi che nessuno di noi sarà mai più la stessa persona: sarai migliore. La parte crepuscolare ci cambia, resta qualcosa e quel qualcosa è la parte più vera di noi. E non ascoltare chi sminuisce, chi non vede, chi non capisce: chi lotta contro malattie fisiche, corporali, con farmaci pesanti e con la morte che incombe ha un tipo di sfida differente, tutto qui. Nessun senso di colpa. Non sei "solo triste", quella è un'altra cosa. 

Voglio che tu sappia, anche se non ci crederai, che forse un giorno la ringrazierai. Forse, non è legge, certo. In alcuni casi, il lato crepuscolare è utile, ha una sua funzione:ti permette di rinascere. Non vedo l'ora che anche tu possa iniziare la tua personale rinascita. Anzi, l'hai già iniziata nel preciso istante in cui il tuo dolore si è fatto strada per poi dilagare in te. Da lì inizia ogni cosa. 

Io sono con te. Abbi cura della tua mente. Non vergognarti mai. Chiedi aiuto. Ne uscirai. Uscirai dalla tempesta e ci sarà il sole ad aspettarti. 

Eleanora

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